Sfinge, ovvero Eugenia Codronchi Argeli

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Eugenia Codronchi Argeli, nota con lo pseudonimo di “Sfinge”, nacque a Imola nel 1865. Figlia del conte Giovanni Codronchi Argeli, un esponente dell’aristocrazia bolognese, senatore e ministro della Pubblica Istruzione. Sin da giovane, Eugenia frequentò i circoli letterari più importanti dell’epoca e entrò in contatto con illustri figure come Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli. Enrico Panzacchi dedicò ampi elogi ai suoi scritti.

“Sfinge” si inserisce nel contesto dell’emergere di un certo tipo di femminismo che si sviluppò grazie alla partecipazione alle lotte risorgimentali. La scrittrice imparò ad osservare, indagare e riflettere sulle questioni femminili. Tuttavia, la sua scrittura faticò ancora a trovare autonomia e a individuare i veri soggetti, rimanendo in parte influenzata dai modelli maschili.

Il volume delle Novelle Romagnole, pubblicato nel 1912, rappresentò un significativo successo per “Sfinge”. Augusto Mazzucchetti scrisse sul “Piccolo della Sera” di Trieste che queste novelle erano frammenti di vita intensa, resi con tocchi sicuri e una forte poesia selvaggia, tra il triste e il giocondo verismo degli eventi e degli episodi, emanava da questa prosa, viva di arguzie e smagliante di colori. “Illustrazione italiana” di Milano osservò che il valore etnico del libro era superiore al merito artistico, che non era di poco conto.

Il romanzo “L’Anima Gemella” si rivolgeva all’anima femminile con parole seducenti, dedicato alle giovani romantiche e idealiste che vivevano il sogno eterno dell’amore in solitudine. Era un libro di carezze, sentimenti e fascino irresistibile. Con “Lettere intime”, “Sfinge” si ribellava alle convenzioni della società contemporanea, utilizzando una forma suggestiva, elegante e colorata.

La scrittrice collaborò con diverse riviste, tra cui “Natura e Arte” dove pubblicò “Il Galeotto – Dal libro della vita”, e soprattutto con il periodico “Donna” di Torino, nel quale apparve il racconto “Un po’ di sole sulla neve”. Su “Gazzetta del popolo” pubblicò racconti come “Pie donne”, “Il peggior dolore” e “Mariolina si diverte”. Collaborò anche con “La sera”, “Il giornale d’Italia” (con “Antonio Guadagnoli e la Toscana dei suoi tempi”), “Il Fanfulla della domenica”, “Nuova Antologia” e “Il Giornale di Genova”. Inoltre, scrisse il testo teatrale “Le Nuvole”, una commedia in quattro atti del 1921.

Eugenia Codronchi Argeli morì nel 1934 a Castel S. Pietro, in provincia di Bologna.

Di questa autrice abbiamo pubblicato o stiamo pubblicando:

Il castigamatti

L’anima gemella

Femminismo storico

La gaja scienza

Lettere intime